ETS: primo periodo di attuazione (2005 ÷ 2007)

Il Piano Nazionale di Assegnazione, adottato in Italia, prevede per il settore dei laterizi l’allocazione a livello di impianto sulla base delle emissioni storiche. Questo perché la pluralità delle tipologie di laterizio prodotte all’interno dello stesso sito industriale non consente una agevole individuazione del fattore di emissione medio, da attribuire all’impianto, essendo diversa l’incidenza sulle emissioni di anidride carbonica per i differenti prodotti in laterizio.
A tale fine, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha provveduto a raccogliere informazioni quantitative di tutti gli impianti di produzione di laterizi, richiedendo la serie storica dei dati di produzione e di emissione di CO2 (derivante dai consumi di combustibile e dalla calcinazione dei carbonati presenti nelle materie prime) per il periodo 2000 ÷ 2003, con l’intento di considerare le emissioni storiche degli stabilimenti (media su 3 anni, scartando il valore più basso tra i 4 anni considerati) per l’attribuzione delle quote di emissione a livello di installazione.

Solo in una seconda fase, grazie all’intervento dell’ANDIL, il Ministero (Prot. 7530/RAS/2005 del 20/12/05 del Direttore Generale per la Ricerca e lo Sviluppo, Dr. Corrado Clini) ha deciso di applicare un’interpretazione più restrittiva del campo di applicazione della normativa, considerando la congiunzione “e” al posto della “e/o”, riportata nell’allegato alla direttiva 2003/87/CE, secondo la formulazione appresso riportata, che permette di caratterizzare gli impianti soggetti al provvedimento: “impianti per la fabbricazione di prodotti ceramici mediante cottura, in particolare tegole, mattoni, mattoni refrattari, piastrelle, gres, porcellane, con una capacità di produzione di oltre 75 tonnellate al giorno e (invece di “e/o”) con una capacità di forno superiore a 4 m3 e con una densità di carico per forno superiore a 300 kg/m3” ed adottando il seguente metodo di calcolo della densità di carico:

densità di carico = rapporto fra massa M [kg] di materiale presente nel forno in un generico istante, con riferimento alle condizioni rispetto alle quali è stata definita la capacità produttiva, ed espressa con riferimento al materiale cotto (e con esclusione della supporteria refrattaria e degli eventuali carrelli), e volume interno lordo del forno Vt [m3].

Per effetto delle precisazioni sulla definizione, è stato possibile annullare l’autorizzazione ad emettere CO2, per mancato rispetto del campo di applicazione, di ben 110 impianti di produzione di laterizi, come evidenziato dallo stesso Ministro On. Matteoli nella comunicazione inviata all’ANDIL il 30/01/06.

Conseguentemente solo 26 impianti di produzione di laterizi sono risultati soggetti alla normativa Emissions Trading, per un’allocazione complessiva di circa 480.000 tonnellate di CO2Il settore della produzione di laterizi è stato, dunque, coinvolto nel primo periodo dell’Emissions Trading – 11% per numero di impianti – solo in modo parziale.
Tuttavia, tale situazione non trova pari riscontro in altri Paesi europei, laddove soprattutto la diversa procedura adottata per il calcolo della densità di carico ha determinato il coinvolgimento della maggior parte degli impianti di produzione di laterizi esistenti.
In termini di impatto economico, il basso valore della quota, abbondantemente inferiore a 0,1 €/t di CO2, e l’assegnazione di quote sufficientemente coerenti con le reali emissioni – si registrano sottoallocazioni mediamente del 3% – non ha di fatto gravato, se non per i soli costi amministrativi, sul bilancio delle aziende coinvolte nello schema Emissions Trading.


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